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” Irriconoscibile “, è apparso così in un video, dove effettivamente si stenta a credere che sia proprio lui…

Il naufragio della Costa Concordia del 13 gennaio 2012, ha richiamato su di sé molta attenzione mediatica. E sotto l’occhio dei riflettori vi sono stati anche alcuni “protagonisti” ,se così si possono definire, di questa sfortunata vicenda. Quello di cui si è parlato di più è proprio il comandante della nave, Francesco Schettino.

Adesso, a distanza di anni, il comandante napoletano torna a far parlare di sé con un video diffuso per parlare dei punti saldi della sua difesa, e per chiarire una volta per tutte come sono andati i fatti quella tragica notte.

Il comandante dopo i primi due gradi di giudizio, è stato condannato a 16 anni di carcere. Attualmente si attende il giudizio penale in cassazione. Nel video ha dichiarato: “Sono saltato sull’ultima scialuppa poco prima che la nave si abbattesse e la trascinasse sul fondo insieme a tutte le persone che erano a bordo”.

“L’onore del marinaio” è il titolo che è stato dato a questo video. È stato diffuso da poche ore nel web, e in questi 17 minuti e 55 secondi di messaggio, Schettino mostra alcuni documenti acquisiti durante il primo e il secondo grado del processo.

Va ricordato che la tragedia costò la vita a ben 32 persone, e Schettino ha dovuto fronteggiare un’accusa molto grave, quella di aver abbandonato la nave. Sempre durante il video ha detto: “Ero accorso sul lato destro della nave, quello più a rischio, per coordinare lo sbarco dei passeggeri. Quando ho capito che la nave stava per rovesciarsi sull’ultima scialuppa e trascinarla a fondo con tutti i suoi occupanti, solo allora sono saltato proprio sulla scialuppa per salvare la vita di coloro che erano a bordo”.

Nel video il comandante appare provato sia fisicamente che moralmente. Ha così concluso il video: “Nel tragitto tra la nave e la scogliera, ho raccolto altre persone dall’acqua, dopodiché sono rimasto sulla scogliera a coordinare i soccorsi”.

Il comandante si difende dicendo che non appena raggiunta la terraferma, ha contattato subito la capitaneria di porto, per chiedere di concentrare le operazioni nello specchio d’acqua compreso tra la terra e la nave. L’avvocato che ha difeso Schettino nei primi due processi, Saverio Senese, ha anche fatto una battutina al riguardo: “Nonostante lo Stato italiano abbia investito notevolissime risorse per la ricostruzione dei fatti e per la ricerca delle colpe, le conclusioni tecnico-scientifiche poste a base delle condanne sono incerte ed inquietanti”.

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